Palo Alto Networks ridefinisce la sicurezza di rete con una piattaforma unificata, potenziata dall'IA e pronta per l'era quantistica


Le modalità tradizionali di protezione della rete stanno diventando obsolete in un contesto in cui l’innovazione digitale avanza con grande rapidità.  In passato, molte aziende hanno reagito a ciascuna nuova minaccia introducendo una «soluzione puntuale» (“point-solution”), generando una proliferazione di strumenti separati e progetti ad hoc, un mosaico operativo che impedisce sia la visione complessiva sia la rapidità adattiva della sicurezza.

Ogni nuova minaccia ha richiesto l’aggiunta di uno strumento specifico, ogni innovazione tecnologica ha generato un nuovo progetto di protezione. Questa proliferazione di soluzioni puntuali ha creato quello che Palo Alto Networks definisce efficacemente un “caos operativo”: un ecosistema frammentato dove le lacune di sicurezza si nascondono proprio negli interstizi tra i diversi strumenti, e dove l’adozione di nuove tecnologie diventa paradossalmente più complessa proprio a causa della stratificazione delle difese esistenti.

Palo Alto Networks propone la Strata Network Security Platform come risposta unificata e intelligente a questa frammentazione. Ma cosa rende questa proposta davvero rilevante nel contesto attuale? Sono tre le direttrici di innovazione che meritano un’analisi approfondita.

Il browser come nuovo perimetro di sicurezza

La prima rivoluzione riguarda il modo in cui concepiamo lo spazio di lavoro digitale contemporaneo. I dati di Omdia ci restituiscono una fotografia eloquente: l’85% delle attività lavorative si svolge oggi all’interno del browser, includendo l’utilizzo di intelligenza artificiale generativa, copiloti digitali e applicazioni SaaS. Questa concentrazione espone un tallone d’Achille critico, con il 95% delle organizzazioni che riporta di aver subito attacchi veicolati proprio attraverso il browser.

Il problema strutturale risiede nell’origine stessa dei browser consumer, progettati per la navigazione e la fruizione di contenuti, non per fungere da infrastruttura di sicurezza enterprise. Le minacce evasive spesso rimangono invisibili ai controlli online, il traffico non decrittabile sfugge all’analisi, i dispositivi non gestiti rappresentano superfici d’attacco esposte, e le organizzazioni si trovano costrette a implementare soluzioni alternative che compromettono l’esperienza utente, come le infrastrutture desktop virtuali (VDI).

Prisma Browser si configura come risposta architetturale a questa sfida, proponendosi come primo browser enterprise-class nativo SASE. L’approccio è particolarmente interessante perché opera su tre livelli complementari. Primo, blocca attacchi che si eseguono direttamente nel browser, incluse vulnerabilità zero-day ed estensioni malevole, proteggendo tutto il traffico web senza necessità di decrittazione. Secondo, offre visibilità completa sulle applicazioni GenAI e SaaS in uso, permettendo di comprendere i rischi associati e applicare governance degli accessi. Terzo, integra classificazione dei dati potenziata da Large Language Model direttamente nel browser, proteggendo informazioni sensibili nel momento stesso del loro utilizzo con controlli granulari.

La filosofia sottostante merita riflessione: non si tratta semplicemente di aggiungere un ulteriore layer di sicurezza, ma di ripensare il browser stesso come componente integrato dell’architettura SASE, permettendo di lavorare in sicurezza ovunque, su qualsiasi dispositivo, senza sacrificare performance o esperienza utente.

L’ecosistema AI: dalla promessa al rischio sistemico

La seconda direttrice affronta quella che potremmo definire la frontiera più imprevedibile: la sicurezza dell’intelligenza artificiale. Le proiezioni di IDC stimano 1,3 miliardi di agenti AI enterprise in produzione entro il 2028. Questa proliferazione introduce vettori di rischio inediti: attacchi di prompt injection, vulnerabilità dei modelli, comportamenti malevoli degli agenti autonomi.

Prisma AIRS 2.0 si propone come piattaforma di sicurezza AI più completa disponibile, operando attraverso una triade di funzioni: scoperta, valutazione e protezione. La scoperta identifica ogni componente AI tradizionale distribuito in ambienti multi-cloud e ibridi. La valutazione utilizza AI Model Security, AI Red Teaming e AI Posture Management per comprendere i rischi. La protezione implementa AI Runtime Security e AI Agent Security, fermando in tempo reale prompt injection, uso improprio di strumenti e comportamenti malevoli degli agenti.

Quello che emerge è un approccio olistico che riconosce l’AI non come entità monolitica ma come ecosistema complesso che si estende attraverso applicazioni, agenti, modelli e dati. La sfida metodologica è notevole: come si valuta la sicurezza di sistemi che apprendono e si modificano? Come si anticipano comportamenti emergenti di agenti autonomi? Palo Alto Networks sembra suggerire che la risposta stia proprio nell’utilizzare l’AI per proteggere l’AI.

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Quantum-ready security: dall’orizzonte alla soglia

La terza innovazione riguarda forse la sfida più radicale: prepararsi all’era del quantum computing. Benché le previsioni degli esperti divergano sul timing preciso, c’è consenso sul fatto che quando il quantum computing raggiungerà maturità sufficiente, renderà obsoleta la crittografia tradizionale. La migrazione crittografica attraverso applicazioni, infrastrutture e dispositivi richiederà anni, e governi come quello statunitense stanno già introducendo mandati federali che entrano in vigore quest’anno.

La proposta di Palo Alto Networks articola un percorso pragmatico verso la quantum-readiness attraverso tre pilastri. Primo, Quantum Readiness permette di scoprire l’inventario crittografico completo dell’ambiente. Secondo, il deployment di firewall next-generation quantum-ready, basati sull’ultima versione di PAN-OS, abilita la decrittazione di crittografia post-quantistica (PQC) su larga scala. Terzo, la tecnologia Cipher Translation accelera l’aggiornamento di applicazioni interne e dispositivi IoT/OT allo stato quantum-safe istantaneamente, senza downtime.

Quest’ultimo elemento è particolarmente significativo: riconosce che la transizione quantistica non può essere un evento discreto ma deve essere un processo continuo e non disruptivo. La Cipher Translation rappresenta un’astrazione elegante che permette di tradurre protocolli crittografici senza modificare le applicazioni sottostanti, risolvendo quello che altrimenti sarebbe un problema di coordinamento massivo attraverso ecosistemi tecnologici eterogenei.

Unificazione come filosofia operativa

Tutti questi elementi convergono nella Strata Cloud Manager, presentata come prima soluzione di gestione e operazioni unificata potenziata da AI del settore. Questo strumento fornisce visibilità e controllo comprensivi sull’intero perimetro SASE e Next-Generation Firewall.

Il messaggio centrale è che la sicurezza di rete non può più essere affrontata con soluzioni puntuali isolate: bisogna passare da “aggiustamenti” continui a una piattaforma integrata in grado di evolvere in sincronia con le minacce e le tecnologie emergenti (IA, quantum).

La scommessa strategica sottostante è chiara: la frammentazione non è solo un problema tecnico ma un limite cognitivo. Quando gli operatori devono navigare tra decine di console, correlando manualmente eventi attraverso sistemi disparati, l’efficacia della difesa degrada non per mancanza di capacità tecnica ma per sovraccarico cognitivo. L’unificazione diventa quindi precondizione per l’agilità necessaria a rispondere a “ciò che verrà dopo”.