In un intervento pubblico a Berlino, il cancelliere tedesco Friedrich Merz ha denunciato l’eccessiva dipendenza dell’Europa dal software statunitense, invocando investimenti in infrastrutture e capacità tecnologiche locali come leva strategica per la competitività e la sicurezza del continente. La dichiarazione si inserisce in un più ampio riequilibrio delle interdipendenze transatlantiche e potrebbe tradursi in incentivi pubblici mirati, riforme regolatorie pro “industrial tech” e nuove finestre di accesso a piani sovranazionali.


Un segnale politico di forte intensità è stato lanciato dal Cancelliere tedesco Friedrich Merz, il quale, secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa Reuters, ha espresso una crescente preoccupazione per l’eccessiva dipendenza dell’Europa da software e tecnologie digitali provenienti dagli Stati Uniti. “Voglio che noi in Europa, non solo in Germania, ma noi in Europa nel suo complesso, diventiamo più indipendenti, più sovrani, e sviluppiamo alcuni dei nostri punti di forza“, ha dichiarato Merz, invocando un deciso rafforzamento degli investimenti in infrastrutture digitali e capacità tecnologiche endogene.

Questa dichiarazione, che non rappresenta affatto un evento isolato, si inserisce in un contesto geopolitico e geoeconomico in profonda trasformazione, segnalando un potenziale punto di svolta nelle politiche industriali del nostro continente. L’analisi delle sue implicazioni suggerisce un futuro prossimo caratterizzato da significativi incentivi pubblici, riforme regolatorie mirate a favorire l’industrial tech europeo e nuove opportunità per le imprese di inserirsi in piani di sviluppo sovranazionali.

Il contesto per l’accelerazione della sovranità tecnologica europea

Le esternazioni di Merz sono coerenti con una traiettoria di policy che, negli ultimi mesi, ha visto istituzioni europee e governi nazionali posizionarsi in modo più assertivo su temi di autonomia tecnologica (AI, semiconduttori, infrastrutture digitali, servizi cloud).

A titolo esemplificativo ricordiamo alcuni recenti interventi:

  • l’Europarlamento ha inquadrato la “tecnological sovereignty” come condizione per indipendenza e sicurezza, con riferimento alla protezione delle infrastrutture strategiche e alla riduzione delle dipendenze critiche;
  • l’EIB (European Investment Bank) ha annunciato un piano “Tech EU” da 70 miliardi di euro (2025-2027) per sostenere lo sviluppo tecnologico europeo, con effetto leva atteso sul capitale privato e focus su AI, supercalcolo, infrastrutture digitali, robotica, materiali avanzati;
  • sul versante tedesco, documenti e dichiarazioni di governo hanno preannunciato una “offensiva AI” per colmare i gap in tecnologie chiave entro la fine del decennio;
  • igoverni di Germania e Francia hanno recentemente concordato un’agenda tecnologica condivisa. I punti salienti includono la cooperazione su Intelligenza Artificiale e calcolo quantistico, ma soprattutto l’esplorazione di meccanismi di “public procurement strategico”. L’idea è di utilizzare la leva degli appalti pubblici per favorire fornitori europei in settori critici, un concetto noto come “Eurostack” che mira a creare una preferenza europea per le tecnologie vitali;
  • in Italia la Strategia Cloud Italia di ACN risponde a tre sfide principali per la Pubblica Amministrazione: assicurare l’autonomia tecnologica del Paese, garantire il controllo sui dati e aumentare la resilienza dei servizi digitali;
  • nell’ambito della sua strategia nazionale sul cloud, il governo francese ha annunciato una nuova etichetta denominata cloud de confiance (cloud affidabile) assegnata ai servizi che garantiscono un elevato livello di sicurezza tecnica e “sicurezza giuridica”. Obiettivo: protezione da giurisdizioni extra-UE e controllo sui dati sensibili;
  • in Spagna il cosiddetto PERTE Chip (Strategic Project for the Recovery and Economic Transformation of Microelectronics and Semiconductors) mobilita risorse ingenti per la filiera microelettronica nazionale (oltre €12 mld complessivi fino al 2027), con linee su ricerca e sviluppo, design e formazione;
  • in Finlandia il consorzio LUMI ospita un pre-exascale EuroHPC supercomputer tra i più potenti/green al mondo, asset europeo per AI/HPC e data-intensive science a supporto di imprese e ricerca.

Questa spinta si integra in un ecosistema di iniziative comunitarie già attive, sebbene frammentate. Il programma Digital Europe mira a finanziare progetti in aree chiave come il calcolo ad alte prestazioni, l’IA e la cybersecurity. Più di recente, la Commissione ha lanciato la Piattaforma per le Tecnologie Strategiche per l’Europa (STEP), un’iniziativa volta a mobilitare finanziamenti esistenti (da programmi come Horizon Europe, InvestEU e fondi di coesione) per indirizzarli verso deep tech, clean tech e biotech sviluppate nel continente.

Verso un nuovo paradigma per l’industrial tech europeo

Ritornando alle dichiarazioni del Cancelliere tedesco Friedrich Merz, le sue parole prefigurano conseguenze tangibili per il tessuto industriale e tecnologico.

  1. Incentivi Pubblici e Finanziamenti Mirati: la visione di Merz è supportata da una solida politica economica nazionale. Il suo governo ha già messo in campo un pacchetto da 46 miliardi di euro per il rilancio dell’industria e un fondo straordinario pluriennale da 500 miliardi per infrastrutture, digitale e clima. È plausibile attendersi che una quota significativa di queste risorse venga canalizzata per supportare la creazione di alternative europee nel software, nel cloud e nei semiconduttori, attraverso sovvenzioni dirette, sgravi fiscali per la R&S e venture capital pubblico.
  1. Riforme regolatorie pro-competitive: oltre al procurement, si profila un’ondata di riforme regolatorie. Queste potrebbero includere la definizione di standard di sicurezza e interoperabilità che favoriscano le soluzioni europee, l’accelerazione di framework per la certificazione di sicurezza (come EUCS per i servizi cloud) con requisiti stringenti sulla sovranità, e una possibile revisione delle normative sulla concorrenza per consentire la nascita di “campioni europei” in grado di competere su scala globale.
  1. Opportunità sovranazionali: per le aziende europee, si aprono scenari di partecipazione a progetti su larga scala, come il fondo per Importanti Progetti di Comune Interesse Europeo (IPCEI), già utilizzato per microelettronica e batterie. Questi strumenti consentono agli Stati membri di finanziare consorzi industriali in deroga alle normali regole sugli aiuti di Stato, creando filiere integrate che spaziano dalla ricerca alla prima industrializzazione. L’espansione di tali progetti al software enterprise e alle piattaforme dati appare come un’evoluzione logica.

I rischi da presidiare per evitare una sovranità tecnologica europea rigida e “bloccante”

Il messaggio di Merz ha il pregio di chiarire l’urgenza: l’Europa deve riconfigurare i propri gradi di libertà nel digitale per ragioni economiche, tecnologiche e strategiche. La traiettoria praticabile non è l’autarchia, ma una interdipendenza selettiva, costruita su standard aperti, capacità locali scalabili e istituzioni finanziarie in grado di sostenere lo sforzo nel lungo periodo. Se questa spinta politica verrà seguita da misure di procurement, capitali pazienti e riforme pro-scala, l’indipendenza tecnologica europea potrà uscire dal perimetro dei convegni e diventare capacità industriale concreta.

Tuttavia, sussistono alcuni rischi che vanno presidiati per tempo. Ne elenchiamo alcuni a titolo esemplificativo:

  • frammentazione eccessiva: politiche nazionali non coordinate possono generare micro-standard incompatibili, alzando costi di conformità e frenando la scala europea. Le posizioni tedesche che insistono su integrazione del mercato unico e mutuo riconoscimento delle qualifiche vanno lette come tentativo di mitigare tale rischio;
  • protezione vs innovazione: un “Buy European” rigido può ridurre l’esposizione all’innovazione globale. La chiave è un procurement intelligente, che premi requisiti tecnici aperti (interoperabilità, portabilità, sicurezza) più che passaporti societari;
  • esecuzione: il passaggio dagli annunci al rilascio delle soluzioni e all’esecuzione vera e propria (prodotti, progetti, mercato, ecc.) richiede governance, pipeline di talenti e filiere finanziarie dedicate (equity, debito, garanzie). La “capacità di assorbimento” del sistema industriale europeo sarà decisiva.